In questo periodo si parla di digitalizzazione in modo quasi convulso.
Stiamo vivendo una digitalizzazione forzata, che ci piaccia o meno, a causa dell’emergenza COVID-19.
Rincorriamo gli strumenti più disparati, costantemente collegati a Internet con l’intento di non perderci niente per strada
Mail, videochiamate, chat, VoIP, file sharing ecc…
Tutti si stanno già domandando se tutte le nuove abitudini digitali che stiamo accumulando continueranno anche dopo l’emergenza.
Quello di cui si parla poco però sono i fattori organizzativi della cosa.
Come Timenet sappiamo benissimo che gli strumenti sono indispensabili.
Abbiamo persino creato uno strumento (SmartWorking Facile) per rendere immediato e semplicissimo collegare la casa di un dipendente alla rete aziendale. Si collega un cavetto al modem e tutto è pronto.
Abbiamo proposto il nostro Centralino Virutale CloudPBX in solidarietà digitale e abbiamo agevolato economicamente Clienti e Partner in ogni occasione possibile.
Quindi sì, gli strumenti sono indispensabili, ma cos’è davvero lo Smart Working?
Davvero bastano dei buoni strumenti?
Lo scoglio principale è quello organizzativo. La predisposizione mentale a lavorare per obiettivi, a gestire il proprio tempo e a poter vivere serenamente il lavoro in spazi che non siano l’ufficio o il luogo abituale.
Innanzitutto Smart Working e Telelavoro sono due modelli diversi di organizzazione del lavoro.
Il primo si basa su obiettivi condivisi tra lavoratore e azienda, senza prevedere orari rigidi.
Il secondo delocalizza solo il luogo di lavoro, senza altri particolari cambiamenti.
Quindi se nel Telelavoro si parla di lavorare da casa, basterà creare una connessione tra casa e ufficio in modo stabile.
Nello Smart Working, se il luogo fisico non è previsto e si lavora oggi da Roma, domani da Milano, oggi da casa, domani da un bar, dovremo essere in grado di configurare il nostro network in modo da poter comunque essere sempre connessi non solo a Internet, ma a tutti gli strumenti di lavoro aziendali.
La gestione degli spazi poi è fondamentale.
Lavorare da casa può presentare non poche insidie.
Parenti che girano attorno e che richiedono loro malgrado la nostra attenzione.
In mancanza di uno studio domestico potremmo trovarci a lavorare con il portatile in spazi non adibiti al lavoro, come il tavolo della cucina o qualcosa di simile.
A questo punto, passare l’intera giornata a mangiare e lavorare nello stesso luogo potrebbe diventare alienante.
Se è possibile quindi, è sano ritagliarsi uno spazio che sia dedicato solamente al lavoro.
Se questo non è fattibile, dobbiamo ritagliarci dei periodi di break. Brevi periodi in cui ci prendiamo un caffè, facciamo una passeggiatina in cortile o respiriamo una boccata di ossigeno.
Un altro modo per smussare l’effetto alienante potrebbe essere quello di cambiare luogo. Se proprio non hai un posto adibito al lavoro, potresti ruotare quelli a disposizione, ricordando sempre che l’eccessiva comodità non è un incentivo al lavoro (lavorare sdraiato a letto potrebbe non aiutare).
L’auto gestione comporta anche la cura di sé stessi.
Lavorare in pigiama potrebbe abbassare di molto la tua produttività.
In primis perché è una condizione in cui il tuo cervello è abituato a riposare, non a lavorare.
Secondo, chi ti gira intorno, non ti percepirà come “a lavoro” ma come “in pigiama”. Ecco che potrebbe sentirsi più in diritto di “romperti le scatole”.
Come possiamo intuire l’acquisizione degli strumenti è solo la punta di un iceberg molto più profondo.
Per essere efficienti dobbiamo sondare i campi della gestione del tempo, degli spazi, della cultura e del mindset.
Il rischio è non avere risultati. Questo potrebbe portarti a pensare che il lavoro da remoto sia una fesseria di moda campata in aria.
Così potresti perdere un’occasione: nell’adottare lo Smart Working in modo corretto le aziende solitamente aumentano la produttività e la soddisfazione dei propri collaboratori.
L’azienda diventa più attrattiva per i giovani talenti e le performance tendono ad aumentare.
A fronte di tutti questi vantaggi, ricorda che il punto delicato della gestione sta nel fare in modo di non creare uno scollamento tra l’attività dei singoli e il coinvolgimento con l’Azienda.
Perché non è possibile dare una ricetta univoca?
Perché ogni realtà è diversa e perché ogni attività è diversa. Alcune semplicemente non sono adatte al lavoro da remoto.